Tesi 1 - Karate Sport per Tutti

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TESI PER ESAME 4° DAN

LUOGO D’ESAME: centro sportivo FIJLKAM Lido di OSTIA/ROMA
DATA ESAME: 1 – 2 ottobre 2005

Candidato : Guietti Claudio
Qualifiche : Arbitro Nazionale 1^ categoria
Grado attuale: 3° Dan dec. 2001


ARGOMENTO: Illustrare due tecniche di braccia e due di gambe e le relative opportunità d’esecuzione in fase offensiva e difensiva. (v. regolamento arbitrale)
Esporre inoltre la metodologia di allenamento per acquisirne la relativa padronanza.


Le tecniche prese in esame sono:

1)Tecniche di braccia

Kizamitzuki
Gyakutzuki

2) Tecniche di gamba

Mawashigeri
Uramawashigeri

3) Combinazioni di tecniche

Kizamitzuki/Gyakutzuki/mawashigeri
Kizamitzuki/Gyakutzuki/uramawashigeri


CAPITOLO 1: tecniche di braccia

Nella stesura della presente tesina si sono prese in considerazione le tecniche di maggior uso e rilievo nel karate agonistico. Si può tranquillamente affermare che in tale ambito le tecniche sotto trattate e le loro combinazioni ed interazioni rappresentano la quasi totalità del bagaglio tecnico di ogni agonista comunemente ed attualmente in uso.

Nella fase di combattimento e per la gestione dello stesso trovano ampia possibilità d’applicazione le tecniche di braccia e tra queste spiccano in modo abbastanza evidente le tecniche di gyakutzuki e kizamitzuki.

Sono due tecniche che possono essere utilizzate sia in fase di difesa o meglio di interdizione, che in fase di attacco, sia singolarmente che in combinazione tra loro o con aggiunta di tecniche di gamba quali appunto mawashigeri o uramawashigeri che vedremo poi nel capitolo loro dedicato.

Le tecniche sopra citate, pur essendo altamente specifiche e di non facile esecuzione, una volta correttamente impostate, allenate e velocizzate diventano valido strumento per ottenere punteggio in quanto ben visibili, talvolta acrobatiche e di agevole controllo, caratteristiche essenziali alle quali gli Ufficiali di Gara rivolgono la massima attenzione, unitamente agli altri criteri tecnici di giudizio (buona forma – vigore di applicazione – comportamento sportivo – tempestività – zanshin e distanza corretta).

Tecnica d’allenamento Kizamitzuki e Gyakutzuki

Parte essenziale intimamente insita nella metodologia di allenamento di qualunque tecnica e per qualunque tipo di attività sportiva è il corretto allenamento dei presupposti coordinativi e condizionali ossia rispettivamente la facilità di azione che dipende dalla memoria, ossia dal Sistema Nervoso Centrale e la forza, la rapidità e la resistenza per quanto riguarda le condizionali. Appurato che quanto sopra sia stato debitamente sviluppato e sia già parte del bagaglio psico – fisico dell’atleta occorre proseguire l’allenamento di queste abilità indipendentemente dall’età e sesso dell’atleta, si possono programmare giochi con la palla che contribuiscono alla discriminazione percettiva basata nel caso specifico con le mani per contribuire ad un’azione oculo – manuale. Quindi una preparazione fisica di base con attività che allenino le capacità coordinative e condizionali. Infine si potrà iniziare la preparazione tecnica finalizzata all’obiettivo proposto.

Prima di passare a descrivere le modalità d’allenamento puramente mirate alla fase di combattimento per gara di kumite, diamo una descrizione di come si imposta il lavoro di preparazione all’esecuzione di queste tecniche.
Considerando che l’attività agonistica di kumite è consentita ad atleti in possesso del grado minimo di cintura marrone, tralasciamo quelli che sono i fondamentali sull’esecuzione delle tecniche, mirati a descrivere il lavoro di braccio e pugno chiuso e le traiettorie che gli stessi devono compiere per generare la tecnica, considerandoli elementi consolidati del bagaglio tecnico che deve possedere una cintura marrone, elementi che comunque vanno costantemente ripresi e perfezionati durante tutta la fase preparatoria dell’atleta e per tutta la sua carriera agonistica.

Nel Kumite bisogna sempre partire da un allenamento di base che consiste in un’impostazione corretta di guardia che consenta rapidi spostamenti in tutte le direzioni, un’impostazione corretta delle braccia nei movimenti di parata al fine di raggiungere il massimo risultato con il minimo sforzo e ridurre il più possibile eventuali attacchi o contrattacchi avversari con spostamenti minimi che non è possibile eseguire con le tradizionali parate di Karate. Tali spostamenti inoltre favoriscono e sono propedeutici alla preparazione ed alla effettuazione di tecniche di spazzata (ashibarai).

Kizamitzuki e Gyakutzuki possono essere utilizzati come attacco diretto, a seguito di una parata, di rimessa o di anticipo ed in fase difensiva come disorganizzazione e disturbo della fase di attacco avversaria, sotto forma di finta di attacco o vera e propria rottura di distanza quando la tecnica è supportata da una fase di avanzamento tempestivo nella guardia avversaria.

La tecnica diretta d’allenamento deve portare l’allievo a saper:
dirigere e controllare il movimento
adattarlo e trasformarlo secondo le esigenze situazionali
apprendere in ogni momento.
Il tutto servirà a dare all’allievo la conoscenza di base delle tecniche di combattimento alle quali dovranno poi essere abbinati allenamenti dei carichi massimali, supercompensazione, controllo della frequenza cardiaca e tattica di combattimento con conseguente preparazione psicologica.

Lo sviluppo della tecnica è influenzato da:
a)capacità coordinative: equilibrio, destrezza, precisione, variabilità
b)capacità condizionali: forza, resistenza, rapidità o velocità
c)mobilità articolare: necessaria per i due tipi di capacità
d)capacità tattiche e qualità psicologiche: strategia e scelta del tempo.

Le capacità coordinative consistono in breve nelle capacità di finalizzare e controllare, di adattare e trasformare e di apprendere azioni motorie. Nello specifico occorre quindi sviluppare le capacità di combinare ed accoppiare tecniche, sviluppare l’orientamento spazio temporale, differenziare in base alle diverse situazioni, sviluppo dell’equilibrio statico e dinamico, sviluppo della capacità di reazione motoria e di trasformazione del movimento.

Le capacità condizionali nel dettaglio consistono in caratterizzazioni funzionali quali la forza massimale, resistente e rapida, la resistenza di lunga, media e breve durata, resistenza alla velocità ed alla forza ed infine la rapidità massimale, forza rapida e resistenza alla rapidità.

Un ruolo fondamentale in questo contesto è ricoperto dall’allenamento dei cosiddetti analizzatori (visivo, acustico, vestibolare, cinestesico, tattile e con conseguente allenamento delle capacità percettive ed addirittura precognitive, riferendosi in quest’ultimo caso alla sensibilità di prevedere le azioni che l’avversario porrà probabilmente in essere.

METODOLOGIA DELL’ALLENAMENTO

Per metodologia si intende quel meccanismo che consente di organizzare e programmare l’allenamento.

Andremo ad allenare:
la precisione che si esprime con l’esatta impostazione della tecnica
la rapidità cioè la capacità di reazione e trasformazione che si allena attraverso l’esecuzione di esercizi in fretta
la dinamicità che si allena con esercizi di spinta e spostamento arti inferiori
la variabilità o capacità di adattamento che si allena con variazioni dell’esecuzione motoria (in alto, in basso, avanti, indietro, a destra a sinistra).

Diamo per scontata la fase di lavoro generale che deve essere comunque adempiuta e senza della quale ogni conseguente sforzo sarebbe nullo od inefficace e qui parliamo della valutazione del livello di partenza dell’allievo, della formulazione degli obiettivi, della scelta dei mezzi o esercizi di lavoro e relativi metodi reali di allenamento, con le adeguate verifiche periodiche intermedie e la corretta sollecitazione delle motivazioni primarie (gioco e agonismo) e secondarie cioè le variabili determinate dalla personalità dell’individuo.
Da tenere sempre presente di impostare gesti motori compatibili dal punto di vista fisiologico e biomeccanico e dei giusti carichi di lavoro e relative periodizzazioni.
Essendo il Kumite agonistico di karate, sport di significato qualitativo e situazionale occorrerà mettere in evidenza i parametri di quantità, intensità e difficoltà del gesto atletico in allenamento.

Tenuti nella massima considerazione i periodi essenziali dell’anno sportivo dell’atleta:
periodo preparatorio: per l’innalzamento delle prestazioni e delle capacità funzionali generali dell’organismo, ivi compreso l’aspetto tattico
periodo agonistico: dove si perfeziona il lavoro fatto in precedenza con preferenza all’intensità rispetto alla quantità
periodo di transizione: o di riposo dall’attività agonistica, nel quale và mantenuta una certa attività fisica anche se non attinente allo sport praticato per non perdere del tutto la condizione fisica.

Passiamo ora ad analizzare il percorso d’allenamento di base per arrivare alla applicazione vera e propria durante un incontro agonistico di kumite.
Particolare importanza va attribuita all’uso dell’anca durante la tecnica di gyakutzuki, sia esso d’attacco che di difesa o rimessa su attacco avversario.
E’ infatti mancanza comune a buona parte degli atleti in fase d’approccio all’agonismo,l’utilizzo dell’anca in chiusura sulla spinta dell’arto inferiore arretrato nell’esecuzione della tecnica di gyakutzuki. Oltre al giusto posizionamento sagittale del piede in spinta per l’ottimizzazione della stessa.
Questi problemi devono essere affrontati sin dall’inizio dell’attività, dapprima non necessariamente mirati alla tecnica di braccio, ma intravisti come gesti motori che servono a dare scioltezza ed elasticità di movimento alla parte interessata dell’anca ed esplosività in fase di avanzamento.
Il lavoro sarà poi inserito in un contesto di kumite dimostrativo, quando il giovane atleta apparterrà alla fascia ragazzi ed inizierà le prime esperienze di kumite da gara, all’interno del circuito della manifestazione combinata gioco sport karate, riservato appunto alle classi giovanili sino ad ES.”A”.
Il passo successivo sarà infatti quello delle gare di kumite per classi esordienti”B”, dove l’atleta deve essere già in possesso dei requisiti di base che permettono l’uso corretto dell’anca in chiusura sull’esecuzione della tecnica di gyakutzuki.
Impostata correttamente la tecnica individualmente sia essa Kizamitzuki o Gyakutzuki, si può iniziare lo studio della tecnica applicandola sul compagno d’allenamento.

Dapprima si eseguirà come detto prima lo studio della postura di guardia idonea a permettere sia l’uso delle braccia che delle gambe.
Sara compito del tecnico dare tutte le informazioni atte a far si che l’atleta entri in possesso di una guardia corretta sia al movimento di fluttuazioni in difesa che alle proiezioni in avanti con applicazione delle tecniche di braccia.
Si faranno eseguire tecniche sul bersaglio fermo, partendo da distanze ravvicinate per giungere a distanze sempre più grandi in modo da valutare l’effettiva capacità di eseguire la tecnica in progressione d’attacco.

E’ in questa fase che il tecnico deve iniziare a valutare la rispondenza delle tecniche di braccia a quelli che sono i punti fondamentali che gli arbitri utilizzano come griglia di valutazione per assegnare il punto di ippon o nihon a seconda del bersaglio raggiunto o della successione immediata di due tecniche da ippon o a seguito di sbilanciamento dell’avversario o addirittura sanbon se la tecnica di braccio è portata correttamente a seguito di proiezione.

Si inizierà a valutare oltre che la corretta esecuzione della tecnica con l’uso dell’anca, la distanza corretta ed il controllo oltre la postura nell’esecuzione ed al momento dell’arrivo a bersaglio. Saranno fondamentali i parametri di buona forma, distanza corretta e zanshin oltre ai predetti – vigore di applicazione – comportamento sportivo e tempestività .

Si valuterà come avviene il balzo in avanti per portare tecnica di gyakutzuki in attacco, evidenziando i problemi che possono portare anomalie alla buona esecuzione, quali un uso scorretto ed incompleto dell’anca, una postura di partenza che non offra adeguata spinta, una postura d’arrivo poco conforme alle regole di kihon applicate al kumite.
Si dovrà curare la capacità dell’atleta a rientrare subito dopo l’esecuzione dell’attacco, in modo da portarsi fuori raggio d’azione dell’avversario in zona di sicurezza.
Questi movimenti di fluttuazioni avanti indietro o lateralmente dovranno essere eseguite senza perdere la postura di guardia degli arti superiori, che devono essere sempre in posizione vigile davanti al viso pronti ad intervenire in tecniche di parata (gedan tate uke in contemporanea con mawashi tate uke – ju gi uke).
Tutte le esecuzioni dovranno essere eseguite con entrambi gli arti e posture di guardia, cercando di eseguire un lavoro simmetrico che sviluppi le capacità tecniche in modo bilaterale, evitando di generare atleti solo di guardia destra o sinistra, cosa che risulterebbe estremamente limitativa .

L’obiettivo da raggiungere durante l’allenamento delle tecniche di braccio, sia che si tratti di gyakutzuki o di kizamitzuki è quello di ottenere tecniche da punto secondo il regolamento arbitrale F.I.J.L.K.A.M.
Partendo dal presupposto che su bersaglio fermo ad ogni tecnica deve coincidere un ippon, ribadiamo la necessità di rendere ben visibile la tecnica, quindi in fasi molto avanzate di allenamento si può giungere alla scelta del giusto momento di effettuazione della tecnica riferito oltre alla accezione classica anche al momento in cui colui che attacca ha la miglior visibilità per l’arbitro rispetto all’avversario.

A questo punto si può vedere di impostare un allenamento sulla tecnica usata in fase difensiva o d’incontro.
Si può iniziare facendo eseguire tecniche di gyakutzuki d’incontro, eseguito in contemporanea al tentativo di ridurre la distanza dell’avversario, inizialmente anche senza che quest’ultimo esegua nessuna tecnica, ma solo spostamento d’attacco con accenno di tecnica.

L’atleta che esegue il gyakutzuki di difesa dovrà andare a stoppare l’attacco dell’avversario con tecnica d’incontro al torace, mostrando di saper coordinare spostamento, chiusura dell’anca, controllo appropriato
e rientro della tecnica e della posizione di guardia in zona di sicurezza.
Si possono ora studiare situazioni di difesa /incontro su tecniche dell’avversario, ad esempio si possono effettuare azioni combinate di parata contrattacco su tecniche di mawashigeri chudan,tecniche d’incontro con schivata e accenno protettivo di parata su attacchi di tzuki.
Sarà possibile inserire anche l’azione di protezione o difesa e parata dell’altro braccio non interessato alla tecnica di gyakutzuki, che si muoverà simultaneamente e in sincronia alla tecnica d’attacco, eseguendo una parata o un disturbo alla guardia dell’avversario. Chiaramente tale azione simultanea sarà eseguita in funzione del comportamento dell’avversario, si dovrà pertanto far provare situazioni di parata su tecnica d’incontro da attacco di gamba e su tecnica d’incontro ad attacco di braccia.

Siamo ora in condizione di poter passare allo studio dell’altra tecnica di braccio considerata: kizamitzuki.
Si inizierà anche in questo caso da una posizione di guardia statica, sia per le combinazioni d’attacco che di difesa/incontro.
Nella sezione destinata allo studio d’attacco, trova fondamentale importanza come fu per il gyakutzuki, la spinta della gamba posteriore atta a proiettare
l’esecutore in avanti e a permettere l’esecuzione della tecnica di kizamitzuki in modo perfettamente controllato a braccio dovutamente piegato e non completamente teso, indice di mancato controllo e mancata distanza di esecuzione.
Chiaramente lo studio di questa tecnica è propedeutica al lavoro dell’anca in chiusura con gyakutzuki, infatti come si avrà un’apertura dell’anca sulla spinta per entrare di kizamitzuki, altrettanto si potrà impostare la repentina chiusura della stessa per finire l’attacco di gyakutzuki.
Eseguite diverse ripetizioni su bersaglio fermo, in posizione abbastanza statica, si può passare alle tecniche in movimento, con entrambi i contendenti in fase di mobilità di guardia idonea all’incontro di kumite.
Anche qui il bersaglio al momento si preoccuperà di sottrarsi alla pressione dell’attaccante, cercando di neutralizzare con parate o schivate le tecniche di kizamitzuki che gli vengono lanciate contro.

Sempre in considerazione del regolamento arbitrale F.I.J.L.K.A.M la tecnica di kizamitzuki deve essere inserita nella fascia agonistica da cadetti in su, in quanto nella categoria esordienti”B” ne e’ vietata l’esecuzione.
Comune all’allenamento di entrambe le tecniche è lo studio e la comprensione di quelli che sono i parametri arbitrali per l’assegnazione del punto,sia esso ippon o nihon.
Si deve ricordare all’allievo i sei parametri di valutazione che secondo la griglia d’arbitraggio federale generano l’attribuzione del punto, ossia:

1)buona forma
2)distanza corretta
3)comportamento sportivo
4)zanshin
5)vigore d’applicazione
6)tempestività

A questo punto si può passare alla combinazione delle due tecniche, sia in attacco che in difesa, dapprima su avversario che indietreggia in linea retta per poi passare all’esecuzione in movimento con gli atleti che fluttuano cambiando guardia sui piani frontale e laterali.
Anche in questo caso l’avversario che fa da bersaglio (uke), dovrà cercare di utilizzare gli spostamenti sui piani laterali per uscire dal raggio d’azione di chi attacca (tori).
Saranno fondamentali le schivate, che il bersaglio (uke) proverà con torsioni del busto e flessione sulle gambe cercando di intravedere l’eventuale tecnica di reazione.
Si può passare all’esecuzione delle tecniche in movimento, ma in fase di difesa o incontro, magari su simulazioni d’attacco dell’avversario che accenna ad entrare nel mai (distanza) di tori con l’utilizzo di una tecnica di gamba o braccio.
Sono infine moltissime le possibilità d’applicazione delle tecniche in movimento d’attacco difesa o in combinazione anche di braccia e gambe.
Questa parte sarà trattata dopo al cap. 3.
E’ comunque chiara la fondamentale importanza della fase di spinta e di fuga con gli arti inferiori per entrambe le tecniche di braccia sopra descritte; quindi oltre agli allenamenti specifici di tattica e tecnica occorre un allenamento mirato al potenziamento della muscolatura degli arti inferiori che dia esplosività e rapidità d’azione eccezionali. Fasi di potenziamento deciso tenendo sempre presente il mantenimento o l’immediato recupero della necessaria mobilità articolare (squat – esercizi di piegamento con bilanciere o senza vanno comunque giustamente dosati onde non procurare irrigidimenti a livello poi di mobilità).


CAPITOLO 2: tecniche di gambe

Le tecniche considerate sono: Mawashigeri e Uramawashigeri.

Grande importanza deve essere attribuita allo sviluppo delle capacità motorie e mobilità articolare necessarie per la realizzazione di queste tecniche, infatti è risaputo che ai fini del punteggio di gara una tecnica di gamba, ben portata può valere sanbon (tre punti) se al viso, nihon(due punti) se al corpo o schiena purché non al di sotto della linea dell’anca.

Chiaramente ai fini del risultato finale di un incontro, le tecniche di gamba sono fondamentali in quanto possono determinare un vantaggio molto difficile da raggiungere.

Tecnica d’allenamento di Mawashigeri ed Uramawashigeri

La corretta esecuzione delle tecniche di gamba esposte prevede le seguenti fasi:

Mawashigeri

Caricamento 1^ fase: flessione della coscia sul bacino (flessione sagittale dell’anca) e flessione del ginocchio d’appoggio

Caricamento 2^ fase: rotazione dell’arto in appoggio ad opera di extrarotazione. Abduzione arto in sospensione ed estensione dell’anca

Esecuzione: estensione del ginocchio dell’arto in sospensione con piede in flessione plantare per avere maggior allungo e non causare danni all’avversario

Ritorno: flessione del ginocchio

Uramawashigeri

Caricamento 1^ fase: flessione della coscia sul bacino (flessione sagittale dell’anca) e flessione del ginocchio d’appoggio, l’articolazione tibio-tarsica e le dita del piede in sospensione sono flesse verso la pianta del piede

Caricamento 2^ fase: rotazione dell’arto in appoggio ad opera di extrarotazione. Abduzione arto in sospensione . A differenza di mawashigeri, l’anca in questa fase non viene estesa ma rimane flessa ed il ginocchio di conseguenza si sposta lateralmente rispetto al bersaglio.

Esecuzione: estensione del ginocchio dell’arto in sospensione ed astensione dell’anca, si colpisce con la pianta del piede in flessione plantare per avere maggior allungo e non causare danni all’avversario

Ritorno: flessione della coscia sul bacino e flessione del ginocchio

A tal proposito è fondamentale la preparazione atletica che viene riservata agli atleti già in età pre-agonistica, incentivando tutte quelle applicazioni ginniche e di stretching atte a sviluppare la mobilità articolare.
Nasce infatti da una perfetta mobilità articolare la capacità di eseguire tecniche di calcio all’altezza del viso dell’avversario senza che si verifichino casi di perdita di stabilità e guardia o perdita di controllo.
Giunti ad un buon livello di mobilità articolare si può passare agli esercizi atti a sviluppare la forza rapida e a dare all’atleta la stabilità necessaria a mantenere in posizione di perfetto equilibrio la tecnica estremamente sviluppata, fermando la gamba all’altezza del viso dell’avversario, mantenendo la posizione di guardia e ripetendo due o più esecuzioni senza poggiare l’arto a terra.
Per arrivare ad ottenere la necessaria forza alle gambe che permette il controllo della tecnica all’altezza del viso dell’avversario senza poggiare il piede a terra tra un’esecuzione e l’altra, sono di vitale importanza gli esercizi sulle gambe del tipo di seguito specificato:
esercizi di flessione sulle gambe in punta di piedi, a talloni sollevati, con il corpo perfettamente in verticale, un buon atleta, in età da cadetti in avanti, non deve aver nessun problema ad arrivare dopo un certo periodo di continuo allenamento ad effettuarne almeno 250 senza stop intermedio.
Esercizi atti a sviluppare l’apertura della divaricata delle gambe, eseguiti sia con mezzi di supporto tipo il divaricatore che a coppie in posizione seduti uno di fronte all’altro, con le gambe aperte, i piedi di uno all’interno delle tibie dell’altro(alternativamente), afferrandosi le mani ed eseguendo flessioni del busto in avanti ed indietro sempre con le mani che si tengono.
Si può quindi passare in posizione di seiza ed iniziare ad eseguire tutta la serie degli esercizi, dall’allungamento dei muscoli della gamba estesa in avanti, afferrando il piede ed eseguendo flessioni ed allungamenti della gamba distesa senza lasciare a presa del piede, anzi agevolando lo stretching in allungamento con la trazione del piede verso la testa.
Da posizione di seiza,aprendo le gambe che stanno sotto il bacino seduto su di esse, si fa eseguire flessioni del busto all’indietro,cercando con il tempo di ottenere che tutti gli atleti o buona parte di essi, arrivino spalle a terra senza che vi sia la curva della zona lordosi lombare troppo inarcata.
Si passerà quindi ad eseguire esercizi atti ad incentivare la scioltezza di rotazione della zona femore/bacino, condizione indispensabile per l’uso del mawashigeri o uramawashigeri.
Questi esercizi in appoggio su una gamba, con l’altra sollevata e piegata afferrando la tibia di quest’ultima con una mano per facilitarne la rotazione a ginocchio alto rispetto al piede della stessa gamba sollevata, si faranno dapprima appoggiati al muro in modo da avere il giusto equilibrio , quindi dopo diverse ripetizioni si passerà ad eseguirli sul tatami senza appoggio laterale, valutando le giuste condizioni posturali e di equilibrio dell’allievo.
Altro esercizio specifico da eseguirsi a coppie o con sostegno: l’atleta in posizione eretta con ginocchia leggermente flesse porterà in flessione il ginocchio sopra il bacino come caricamento di geri, poi da detta posizione effettuerà maegeri con kime bloccando la tecnica per 2-3 secondi in arrivo, per poi ritornare velocemente con ginocchio flesso in fase di caricamento, dopo detta fase il ginocchio si estenderà velocemente verso il basso (kakatogeri) per poi ritornare alla fase iniziale di caricamento maegeri. Detto esercizio è poi da riproporsi per gli altri tipi di geri (yoko – mawashi – uramawashi ecc..) con ripetizioni crescenti in intensità e quantità per entrambi gli arti.

Terminata tutta la fase introduttiva di preparazione atletica si passerà all’esecuzione della tecnica su bersaglio fermo.
Dopo ripetizioni di mawashigeri o uramawashigeri lente, che curano la dinamica di sollevamento del ginocchio che calcia, di rotazione del piede d’appoggio in modo che il tallone si porti in direzione del bersaglio (extrarotazione dello stesso) di estensione della gamba sino a punto di contatto epidermico (o breve distanza dal viso del partner bersaglio), curando che tutto avvenga nel massimo controllo dei movimenti, curando la postura corretta, che non vi siano pesanti flessioni all’indietro del busto in modo da uscire dalla linea baricentrica che prevede come max inclinazione del busto, quella che vede la nuca in verticale non esageratamente oltre il piede d’appoggio, si può iniziare a far eseguire le tecniche vere e sempre più in velocità e chiaramente sempre su bersaglio fermo in posizione di mawashi tate uke.
Questo e’ un buon punto di valutazione da parte del tecnico, della capacità di controllo e distanza d’esecuzione e della capacità di arretrare a tecnica eseguita preparando la condizione posturale e di guardia per eseguire la successiva con l’arto opposto.

Quando si sono eseguite diverse tecniche con il bersaglio in posizione di parata e protezione del volto,si può far eseguire la tecnica al volto sguarnito dalla protezione delle braccia, in modo da valutare la distanza ed il controllo.
E’ chiaro che quest’ultima tipologia deve essere eseguita su atleti già idonei al combattimento e dotati di buona padronanza all’uso delle tecniche di gamba.
Come ultima fase dell’allenamento da fermi, vi e’ quella che oltre ad essere propedeutica per chi esegue le tecniche di gamba, lo e’ anche per chi funge da bersaglio, infatti la posizione di parata non sarà più fissata prima dell’esecuzione della tecnica di calcio, ma da posizione di guardia, uke raggiungerà con mawashi tate uke la parata non appena partirà il calcio di tori, altra variabile sarà il livello d’attacco che potrà essere jodan o chudan indifferentemente a seconda di quello che decide tori.
Lo stesso dicasi del tipo di attacco, che potrà variare da mawashigeri a uramawashigeri, creando quindi un allenamento più vario e più vicino alla condizione situazionale del kumite agonistico.
Un’altra sequenza d’allenamento da eseguire inizialmente da fermi e’ quella relativa alle tecniche di gamba avanzata e le combinazioni di tecniche di gamba e braccio.
Si possono far provare tutte le combinazioni di mawashigeri o uramawashigeri.
In avanzamento piede scaccia piede(tzuricomi), tutte le combinazioni Gyakutzuki mawashigeri gamba avanzata rientrando indietro con il busto
per permettere il sollevamento del ginocchio che calcia, mawashigeri uraken uchi o mawashigeri gyakutzuki.
Passiamo adesso alle stesse tecniche eseguite però in movimento.
Qui il partner che funge da uke, cercherà con il movimento su tutti i piani del tatami di sottrarsi alle tecniche dell’avversario, anche con movimenti di avvicinamento allo stesso, atti a chiudere la distanza d’azione delle tecniche di gamba, rendendo così efficace la tecnica di parata e successiva rimessa.
Sarà compito di tori ristabilire sempre la giusta distanza tale da permettere l’uso di mawashigeri o uramawashigeri a tutti i livelli, ad es. mentre per l’uramawashigeri e’ sempre jodan il livello d’esecuzione, per il mawashigeri è da considerare valido ai fini del punteggio da gara di kumite anche il mawashigeri chudan lanciato al fianco dell’avversario nella zona posterolaterale del torace a livello superiore della coscia (sarebbe ammonizione o penalità se eseguita ad altezza inferiore)il punteggio attribuito a detta tecnica sarà nihon, quindi di valida utilità ai fini della vittoria finale.
Non sono infatti rare le occasioni dove un contendente si trova in vantaggio di uno o due punti sull’avversario ed ecco che negli ultimi secondi di gara quest’ultimo sferra un mawashigeri o uramawashigeri jodan e si ritrova vincitore.
Questo la dice lunga sull’efficacia di allenare i calci e soprattutto sulla necessità di creare atleti in grado di poter usare indistintamente entrambe le gambe in tutte le situazioni. In tal senso è ampiamente indirizzata la politica federale che intende creare spettacolarità e comunque controllo e sicurezza oltre che visibilità del kumite agonistico.


CAPITOLO 3: combinazioni di tecniche

Combinazioni di kumite , interazioni di tecniche e kumite vero e proprio

Sempre dopo aver fissato i parametri di postura, guardia, controllo e movimento sui tre piani (frontale, sagittale e trasversale), si possono provare combinazioni di tecniche d’attacco e attacco/difesa.
Considerando che le tecniche da condizione statica sono già state trattate al capitolo precedente, diamo subito corso alla definizione di combinazione di tecniche in movimento.
Le tecniche sono per lo più sempre le stesse, ovvero mawashigeri gyakutzuki, e viceversa, uramawashigeri urakenuchi o diverse combinazioni delle stesse.
E’ ora che si possono inserire le finte e le tecniche di disturbo quali tentativi di ashibarai per poi finire con gyakutzuki.
Si può abituare l’allievo all’uso di finte di gamba eseguite con movimento rapidissimo a atto a proiettare in avanti il corpo dell’esecutore per permettere la tecnica di gyakutzuki, e viceversa un impulso dell’anca atto a dare la sensazione di partenza di gyakutzuki, può invece dare origine ad una tecnica di mawashigeri o uramawashigeri.
Queste combinazioni di tecniche si possono eseguire con i contendenti in movimento sul piano di gara, prestabilendo chi dei due esegue l’attacco (tori) e chi la difesa (uke).
Sono il vero momento di prova per vedere fino a che punto l’atleta ha raggiunto la padronanza della tecnica, della gestione della distanza e del combattimento appunto poiché essendo ancora un combattimento falsato e non reale in quanto uke non agisce d’attacco, non subentra la parte d’attenzione alla possibile azione dell’avversario che provoca il blocco della
spontaneità d’attacco in quasi tutti gli atleti.

Dopo aver dedicato diverso tempo a queste fasi dell’allenamento, si può introdurre la tecnica in interazione tra i due contendenti.
Questo altro non e’ che un sistema per abituare l’atleta a rispondere in modo positivo a diverse situazioni che si verificano nelle fasi di combattimento.
Tra le azioni di attacco e difesa che i due contendenti eseguono, possiamo elencare:
tori attacca mawashigeri jodan, uke para di mawashi tate uke, tori poggia l’arto che ha calciato a terra ed immediatamente uke parte di gyakutzuki.
A questo punto tori sfrutta la spinta della gamba che ha calciato che è arrivata a terra per arretrare, neutralizzare la tecnica di gyakutzuki di uke e immediatamente rientrare con il gyakutzuki da ippon.

Un’altra azione che tanto aiuta all’uso simultaneo del mawashigeri gamba avanzata è esattamente uguale alla prima parte di quella trattata in precedenza, con la variazione che tori, appena appoggiata la gamba che ha calciato a terra, nel momento che tori sta per lanciare gyakutzuki, con la stessa gamba riparte con mawashigeri jodan a bloccare sul nascere il gyakutzuki di tori.

Altra forma può essere l’inserimento di ashibarai di tori su uke, subito dopo il mawashigeri d’attacco e prima che finisca lo spostamento di tori per tirare il gyakutzuki di rimessa.
Si potrebbe continuare con altre decine di combinazioni, quelle sopraesposte sono solo un assaggio delle tecniche più frequenti che durante un incontro di kumite si effettuano tra i contendenti arricchite poi da finte sul piano trasversale.
E’ adesso possibile passare al kumite vero e proprio.
Dapprima eseguito in scioltezza al 50% delle reali possibilità di potenza e velocità, in modo da mettere bene a nudo i difetti posturali di guardia e tecniche, così che si possa intervenire a riprendere l’attenzione di chi esegue sul problema riscontrato.
Quindi si passa ad eseguire il vero incontro di kumite che sarà arbitrato dal tecnico, (o da U.d.G. se presenti) secondo il regolamento federale F.I.J.L.K.A.M.; quindi altra fase di straordinaria importanza è la conoscenza del regolamento da parte dei tecnici e degli atleti stessi. Detta conoscenza porterebbe all’eliminazione di inutili quanto arbitrarie proteste nei confronti della classe arbitrale, ma soprattutto all’esatta impostazione delle tecniche di allenamento, con conseguente eliminazione di ogni inutile approfondimento su tecniche che comunque non sarebbero riconosciute valide o addirittura porterebbero a penalizzazione.

Combinazione di grande efficacia risulta essere Kizamitzuki deciso verso l’avversario, con lo scopo di disorganizzare la sua guardia, seguito immediatamente da gyakutzuki chudan o jodan a seconda della situazione creatasi, seguito a sua volta dall’esecuzione di Mawashigeri od uramawashigeri a seconda dell’opportunità creatasi, infine uscita laterale per rendere vano eventuale contrattacco dell’avversario. Ovviamente la sequenza può cambiare in Giaku/Kizami/Geri o Geri/Kizami/Gyaku o Geri/Kizami/Gyaky o Geri/Gyaku/Kizami o altre con Geri tra una tecnica di braccio e l’altra.

Applicazione del Regolamento Arbitrale

Ricordiamo i sei parametri che l’Ufficiale di Gara considera per l’assegnazione del punto: buona forma – vigore di applicazione – comportamento sportivo – tempestività – zanshin e distanza corretta;
se solo uno di questi parametri non è presente nella tecnica, o è insufficiente il punto non viene assegnato. Quindi la qualità della tecnica deve essere al 100% non è ammessa l’imperfezione, ma il rispetto simultaneo di tutti i requisiti predetti.

Dal punto di vista arbitrale è necessaria massima visibilità della tecnica ed adeguato controllo (2 – 5cm dal bersaglio jodan per le tecniche di braccia e skin touch per le tecniche di geri jodan – tecnica controllata ma efficace per le azioni chudan di braccia o di gamba). Da porre in evidenza poi la tempestività della tecnica portata: con bersaglio in arretramento la tecnica è considerata sicuramente efficace in caso di avversario che arretra con guardia abbassata, in caso contrario è difficilmente assegnata in quanto l’arretramento del bersaglio provoca una diminuzione di efficacia della tecnica portata, vengono ad essere annullati alcuni parametri essenziali (giusta distanza – tempestività – vigore di applicazione e talvolta zanshin).

Fondamentale è quindi soprattutto in caso di attacco il costante mantenimento dello zanshin iniziale e finale da dimostrarsi con rapidi spostamenti atti ad evitare l’eventuale ritorno dell’avversario, perfetta copertura di guardia e rapidità di esecuzione e ritorno della tecnica portata.

Altro aspetto di eccezionale rilevanza è la corretta scelta delle tecniche da inserire nel bagaglio dell’atleta. Sicuramente tutte le tecniche devono far parte di detto bagaglio, ma occorre tenere conto che alcune di queste sono di difficile applicazione o non sono visibili o non sono premiate dall’arbitro in quanto presuppongono qualità di esecuzione estremamente specialistiche. Per citare alcuni esempi tecniche come uraken uchi o aito uchi, seppur efficaci sono poco usate in quanto poco visibili e di difficile interpretazione oppure ancora maegeri e yokogeri, le quali per essere efficaci devono essere portate in condizioni limite di controllo e per loro natura come anche le precedenti di braccia sono meno controllabili delle più usate mawashigeri / uramawashigeri o tzuki prima trattate.

Grande attenzione è posta dagli ufficiali di gara sulla postura di esecuzione della tecnica e quindi una tecnica seppure a bersaglio con postura errata non è comunque considerata valida.

Ancora più complessa è la modalità di valutazione delle tecniche portate nella categoria esordienti, dove è vietato qualunque tipo di contatto della tecnica col bersaglio e quindi non si ha un definito metodo di valutazione a mezzo di totale punti assegnati all’uno ed all’altro contendente tramite assegnazione diretta del punto ottenuto, ma una valutazione derivante da un insieme di parametri talvolta di difficile interpretazione o memorizzazione da parte dell’Ufficiale di Gara (numero di tecniche valide eseguite – bilateralità di esecuzione – efficacia della tattica in attacco e di quella in difesa – padronanza dell’area di combattimento – condizione fisica dei contendenti durante ed alla fine del combattimento oltre ai parametri codificati da regolamento (controllo – guardia – postura – corretta esecuzione delle tecniche – predilezione tecniche di gamba ecc…).

Sicuramente di grande efficacia onde rendere più visibile l’atleta e le sue tecniche è la pulizia e la compostezza della tecnica anche quando questa diventi acrobatica, la confusione nella gestione dell’incontro da parte dell’atleta provoca altrettanta confusione nella valutazione in caso entrambi gli atleti siano sullo stesso piano o viceversa sicura perdita dell’incontro in caso l’atleta confusionario incontri l’atleta pulito, preciso e composto.
In ogni caso due atleti con caratteristiche di sicurezza, pulizia nella tecnica e compostezza della postura sono più esattamente valutabili da parte degli addetti al giudizio.

Da porre in evidenza anche il divieto di portare tzuki diretti jodan o eseguire proiezioni. Per questa categoria è consigliato quindi eseguire allenamenti specifici delle sole tecniche consentite (uraken e mawashigeri jodan e mawashigeri/uramawashigeri e gyakutzuki chudan).

Per tutte le categorie e classi di kumite quindi è chiaro che fondamentale importanza ha la mobilità articolare, la compostezza e pulizia della tecnica e determinati accorgimenti tecnico – tattici quali il caricamento comune per tutti i geri con ginocchio caricato sopra il bacino in posizione sagittale ed in vicinanza dello stesso col torace ed effettuazione delle tecniche di braccio tenendo il braccio libero impegnato in una corretta posizione di guardia od ancora limitare gli arretramenti a reali necessità tattiche o di forza maggiore ed introdurre invece lo spostamento laterale per evitare la tecnica o lo spostamento in avanti per rompere la distanza della tecnica avversaria.
In qualsiasi tecnica si vada ad eseguire il braccio libero od entrambi (in caso la tecnica portata sia geri) devono essere impegnati in una efficace guardia e pronti ad effettuare parate anche in doppio (ju gy uke) a contrastare e bloccare eventuali contrattacchi avversari e/o colpi fortuiti.

L’essenzialità della tecnica è sempre premiata, quindi vanno evitate traiettorie troppo ampie, che comunque sottoporrebbero l’esecutore a pericoli di incontro o contrattacco certo, diminuzione della velocità di esecuzione e della precisione della tecnica; la tecnica in attacco deve poi essere seguita da un perfetto ritorno e recupero della posizione ottimale per eventualmente effettuare repentine ripartenze e/o per effettuare gli spostamenti del caso per portarsi fuori distanza dagli attacchi avversari.

L’argomento trattato si presta com’è ovvio ad ampi approfondimenti che potranno eventualmente essere esposti a voce ed a richiesta degli esaminatori.


Guietti Claudio



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